Paper: L’uso della mascherina cambia la nostra percezione di (in)affidabilità?

L’esempio delle scelte in condizione di rischio e delle scelte intertemporali

L’articolo in breve: L’affidabilità del volto di chi ci fa un’offerta economica è una variabile chiave nel processo di decisione che ci porta a fidarci e accettare l’offerta oppure non fidarci, e quindi rifiutarla. Ma cosa succede se la persona che abbiamo di fronte indossa la mascherina? Riusciamo ancora a valutare la sua (in)affidabilità? Ce lo siamo chiesto in questo studio, pubblicato su Frontiers, dove abbiamo dimostrato che di fronte a un volto con la mascherina l’effetto di un volto inaffidabile sulle nostre scelte “protettive” si riduce significativamente.

È inutile ribadire che la pandemia ha cambiato molte delle nostre abitudini, anche – o forse soprattutto – a livello sociale. Uno dei cambiamenti più significativi che ha colpito la nostra quotidianità è legato all’abitudine di indossare delle mascherine durante la maggior parte delle nostre interazioni. Tutti ci siamo trovati ad affrontare diverse difficoltà nell’adattarsi alla mascherina, non ultime quelle psico-sociali, legate all’assenza di segnali visivi osservabili dai quali interpretare le emozioni altrui. Molto semplicemente ti sarà capitato di non capire – ad esempio – se qualcuno ti stesse salutando, parlando, o sorridendo. Ti sarà successo di esagerare con movimenti alternativi in maniera compensativa (abbozzare un inchino, salutare con la mano in maniera più vigorosa o strizzare gli occhi per marcare un sorriso). Gli studi, insomma, confermano quello che abbiamo percepito un po’ tutti: l’uso della mascherina riduce l’accuratezza nell’interpretare le emozioni dell’altro, proprio perché ci impedisce di osservare l’intero insieme di espressioni facciali sul volto dell’interlocutore (Carbon, 2020; Grundmann et al., 2021). Da un lato, la ricerca ci dice che un volto coperto – proprio a causa della sua poca trasparenza a livello emotivo – dovrebbe portarci a fidarci di meno dell’interlocutore: un volto con la mascherina potrebbe venire giudicato come affidabile di un volto che non la indossa proprio in virtù del fatto che, nel primo caso, è impossibile accedere all’intera gamma di espressioni emotive della controparte (Gabrieli ed Esposito, 2021). Nel caso specifico delle mascherine per proteggerci dal contagio, però, abbiamo anche evidenze a sostegno del contrario: a livello sociale, indossare la mascherina può essere visto come un comportamento etico e conforme alle misure di contenimento, e quindi aumentare la percezione di affidabilità del soggetto.

 

Per approfondire questo fenomeno così intricato e poco indagato, ci siamo chiesti in che misura la presenza della mascherina chirurgica può produrre un cambiamento nella capacità di valutare l’(in)affidabilità del volto di qualcuno che ci sta proponendo uno scambio economico. I risultati sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Psychology, e possono essere letti qui. Come facciamo spesso, per misurare la propensione a (non) fidarci  ci siamo affidati ad alcuni giochi comportamentali, o task comportamentali.


BOX: Un gioco o task comportamentale è una semplificazione della realtà grazie alla quale i ricercatori possono isolare e osservare le variabili di interesse in laboratorio, tenendo sotto controllo tutte le altre variabili contestuali che potrebbero inficiare i risultati.


La fiducia in contesti di rischio e incertezza

In questo caso particolare, la nostra variabile indipendente era, appunto, l’(in)affidabilità del volto della persona che ci sta offrendo la transazione economica (che chiameremo proponente). Questa variabile indipendente veniva manipolata a tre livelli di affidabilità: volto affidabile, volto neutro e volto inaffidabile, proponendo ovviamente la versione con o senza mascherina.

Fonte: Cannito, L., Anzani, S., Bortolotti, A., Di Domenico, A., & Palumbo, R. (2022). Face mask reduces the effect of proposer’s (un) trustworthiness on intertemporal and risky choices. Frontiers in psychology, 13, 926520.

Per verificare l’impatto del livello di affidabilità nel volto proponente sulla nostra propensione a fidarci, nel caso specifico, di transazioni economiche, ci siamo affidati a due costrutti: le scelte intertemporali e le scelte probabilistiche.
Ma cosa sono queste misure?

Nella vita di tutti i giorni prendiamo in media 35000 (piccole e grandi)  decisioni. Una gran parte di queste decisioni richiedono una valutazione attenta dei costi da sostenere nel presente per trarre un beneficio in futuro, come ad esempio destinare parte del nostro stipendio ad un fondo pensionistico, oppure sfizi che siamo disposti a concederci per avere una soddisfazione immediata, pur sapendo che ne pagheremo le conseguenze in futuro.  Nella letteratura relativa all’economia comportamentale queste sono definite come scelte intertemporali. Con “scelte intertemporali” facciamo riferimento a tutte quelle decisioni che vanno appunto a confrontare ricompense presenti con ricompense future.
Per “scelte probabilistiche”, invece, intendiamo delle scelte che possono essere effettuate tra una somma più piccola ma che otterremo al 100% e una somma più grande ma a cui è associata una probabilità di vittoria. Ad esempio, 

I tassi di sconto per entrambi i costrutti non hanno una misura oggettiva, ma dipendono principalmente dal valore soggettivo che ognuno è in grado di assegnare alle ricompense future o alle ricompense incerte. Diversi studi neuroscientifici hanno inoltre dimostrato che i tassi di sconto potrebbero anche essere attribuiti ad alcuni fattori psicologici e, soprattutto, all’impulsività (Hinson et al., 2003; De Wit et al., 2007) o ad alcune condizioni patologiche che possono implicare comportamenti impulsivi, quale ad esempio la ludopatia (e.g., Swann et al, 2002; Whiteside & Lynam, 2003; de Wit & Richards, 2004; Flory et al., 2006), che determinano una preferenza per la ricompensa minore (ma immediatamente disponibile) rispetto a ricompense ritardate (e maggiori), senza considerare le conseguenze a lungo termine delle proprie decisioni (Madden & Johnson, 2009). All’interno delle soglie normali (quindi non patologiche), ognuno di noi ha diversi tassi di sconto intertemporale e probabilistico, motivo per cui potremmo passare ore a discutere se sia più vantaggioso accettare 25 euro oggi piuttosto che aspettare una settimana per riceverne 35, e non arrivare mai ad un punto di accordo. Recentemente, è stato dimostrato che anche alcuni fattori sociali possono influenzare questo tipo di processo decisionale. Le scelte intertemporali e probabilistiche, infatti, non sono sempre frutto di decisioni che prendiamo in maniera autonoma, ma potrebbero anche esserci presentate da un’altra persona, come avviene in questo studio tramite la manipolazione dell’affidabilità del volto del proponente

A questo proposito, facciamo un esempio rifacendoci ad un esperimento che il famoso economista Richard H. Thaler realizzò nel 1981 (discusso in Loewenstein & Prelec, 1992; Thaler, 1994; Rubinstein, 2003). Immagina di aver partecipato ad una lotteria organizzata da una banca e di aver vinto una somma in denaro. Vai in banca deciso a ritirare la vincita, ma ecco che l’impiegato ti fa una proposta: puoi ritirare la tua somma ora, oppure attendere un certo periodo di tempo e ricevere una somma superiore alla scadenza. Ecco che, rispetto all’esempio precedente, in questo processo decisionale possono entrare in gioco altri fattori che ruotano attorno all’affidabilità percepita dall’impiegato che  fa la proposta. Tali fattori ruotano principalmente attorno all’aspetto del viso di chi abbiamo di fronte. Maggiore sarà l’affidabilità percepita nel proponente, maggiore sarà anche la nostra disponibilità a ritardare la ricompensa.

Nel nostro studio, l’affidabilità del proponente andava ad impattare le  nostre variabili dipendenti erano quindi rappresentate da due compiti separati ma molto simili: 

  1. Un compito per lo studio delle scelte intertemporali, o “delay discounting”, in cui veniva chiesto ai partecipanti se preferissero una somma di denaro ora, oppure una somma di denaro più elevata in seguito (Un esempio di item è: Preferisci 24€ adesso oppure 35€ tra 29 giorni?)
  2. Un compito per lo studio delle scelte in condizioni di incertezza, o “probabilistic discounting” in cui veniva chiesto ai partecipanti se preferissero ricevere  una somma di denaro più bassa ma con certezza, oppure una somma di denaro più elevata ma a cui è associata una probabilità di vincita (Un esempio di item è: Preferisci 40€ certi oppure 100€ con una probabilità di vittoria del 50%?)

In aggiunta, i partecipanti hanno completato un compito comportamentale in cui erano invitati a riconoscere le emozioni espresse dai volti – con o senza mascherine. A questo scopo, sono stati selezionati altri 36 stimoli di volti che potevano variare in base al genere (maschile o femminile), all’età (giovani adulti, adulti e anziani) e all’emozione espressa (neutrale, tristezza, felicità, disgusto, paura e rabbia). Questa misura, definita di “controllo” ha permesso di assicurarci che gli effetti dello studio non fossero legati ad una incapacità di base dei partecipanti coinvolti nello studio nel riconoscere le emozioni facciali del proponente, ma  proprio dall’effetto delle manipolazioni della variabile indipendente che ci interessa: livelli di affidabilità e presenza/assenza di mascherine.

L’uso della mascherina cambia la nostra percezione di affidabilità?

In linea con la letteratura, i risultati degli esperimenti hanno mostrato che quando i proponenti hanno dei volti inaffidabili senza mascherina, i partecipanti tendono ad avere dei comportamenti molto più prudenziali nei giochi economici proposti: preferiscono ricompense immediate nei giochi di scelta intertemporale e ricompense certe in quelli di discounting probabilistico. E fin qui nessuna sorpresa. Ma cosa succede quando il proponente dal volto inaffidabile indossa la mascherina? Questo effetto “prudenziale” diminuisce, e di fronte a volti inaffidabili ma mascherati i partecipanti tendono ad avere comportamenti simili a quelli che avrebbero di fronte ad un volto affidabile. 

A questi risultati possono essere dati due tipi di spiegazioni basate sulla precedente letteratura: la prima è che, poiché la mascherina chirurgica copriva metà del volto dei proponenti, alcune informazioni che potrebbero essere utili nel processo di valutazione per quanto riguarda la loro (in) affidabilità non potevano essere colte e, dunque, volti inaffidabili potrebbero essere stati percepiti come più affidabili e viceversa, portando ad un’approssimazione rispetto alle due condizioni. La seconda spiegazione deriva invece da alcuni studi in cui la presenza della mascherina sul volto faceva percepire il proponente come più attraente (Gutierrez-Garcia et al., 2019). La percezione di una maggiore attrattività nei volti potrebbe dunque aver portato i partecipanti a giudicare dei volti inaffidabili come più affidabili proprio in virtù di questa caratteristica.

Questo studio conferma che un volto non completamente visibile a causa della mascherina può influenzare la capacità di identificare con chiarezza un volto (in) affidabile con conseguenti effetti sul processo di decisione relativo alle scelte intertemporali e rischiose.

Bibliografia

Cannito, L., Anzani, S., Bortolotti, A., Di Domenico, A., & Palumbo, R. (2022). Face mask reduces the effect of proposer’s (un) trustworthiness on intertemporal and risky choices. Frontiers in psychology, 13, 926520.

 

Delfino, A. (2011). Percepire il tempo e scontare il valore. Un’analisi critica dei modelli di sconto temporale. Sistemi intelligenti, 23(3), 505-542.

 

Loewenstein, G., & Prelec, D. (1992). Anomalies in intertemporal choice: Evidence and an interpretation. The Quarterly Journal of Economics, 107(2), 573-597.

 

Thaler, R. H. (1994). Quasi rational economics. Russell Sage Foundation.

 

Rubinstein, A. (2003). “Economics and psychology”? The case of hyperbolic discounting. International Economic Review, 44(4), 1207-1216.

 

Carbon, C.-C. (2020). Wearing face masks strongly confuses counterparts in reading emotions. Front. Psychol. 11:566886.

 

Grundmann, F., Epstude, K., and Scheibe, S. (2021). Face masks reduce emotionrecognition accuracy and perceived closeness. PLoS One 16:e0249792.

 

Gutierrez-Garcia, A., Beltran, D., and Calvo, M. G. (2019). Facial attractiveness impressions precede trustworthiness inferences: lower detection thresholds and faster decision latencies. Cognit. Emot. 33, 378–385.

 

Gabrieli, G., and Esposito, G. (2021). Reduced perceived trustworthiness during face mask wearing. Eur. J. Investig. Health Psychol. Educ. (Online) 11, 1474–1484. 



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